DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO
La caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo reale sono stati gli eventi più significativi della fine del secolo scorso ed hanno mutato completamente il quadro politico europeo. Tali avvenimenti hanno, fra l'altro, portato alla nascita di nuove democrazie nei Paesi dell'Europa orientale, una volta appartenuti al disciolto Patto di Varsavia.
Questa evoluzione, tuttavia, mentre da un lato ha sancito la conclusione della guerra fredda e della contrapposizione dei due blocchi ha, nel contempo, però favorito il nascere di tensioni locali derivanti dalla crisi economica, problemi razziali, sentimenti indipendentistici, integralismo islamico. Nuovi focolai di crisi sono quindi nati anche nel vecchio continente; la dolorosa esperienza che ha vissuto la Yugoslavia ne è un esempio.
La recessione economica comune a tutti i Paesi del mondo che, in maggiore o minore misura, hanno risentito di una mutata situazione politica generale, è stato il motivo dominante che si è poi trascinato per tutto il primo decennio del nuovo secolo ed anche oltre. In questo nuovo quadro geo-politico il ruolo delle forze armate non poteva più essere ancorato ai vecchi schemi ed alle vecchie strategie. A ciò va aggiunto che i necessari tagli al bilancio della Difesa operati da tutte le Nazioni occidentali, America compresa, hanno indotto a rivedere in chiave riduttiva la consistenza delle forze.
Non era più pensabile perseguire l'obiettivo della sufficienza difensiva; bisognava invece intraprendere la strada che conduceva ad avere forze armate più snelle, ma efficienti, altamente mobili e multinazionali. Questo obiettivo rispondeva peraltro alla necessità di far fronte alle sempre più crescenti richieste degli organismi internazionali preposti alla sicurezza mondiale quali le Nazioni Unite che, più del passato, sentvano il dovere di intervenire la dove esistevano focolai di crisi o situazioni di bisogno.
Anche la NATO, che già dalla fine degli anni novanta aveva rivisto la propria strategia e che si era trasformata in un'Alleanza più politica che militare, scomparso il pericolo di un'aggressione dall'Est, si poneva attivamente al servizio dei succitati organismi internazionali per eventuali interventi politico-militari in aree di crisi. Una delle nuove missioni quindi affidate alle Forze Armate, già dalla fine egli anni novanta, è stata ed è quella che, con termine anglosassone, viene definita "peacekeeping".
E' indubbio che l'intero Universo ideologico, in tutto il mondo, sta cambiando: in alcuni Paesi a ritmi vertiginosi, in altri sembra che il cambiamento sia come un lento, ma inarrestabile pachiderma. L'era delle Nazioni agguerrite, in gara tra loro per chi possedesse armi e forze strategiche più all'avanguardia, credo si possa definire conclusa. Cambia il quadro della terra, in una dimensione che non necessariamente diventa più umana, ma che impara a fare i conti anche con il rispetto delle minoranze, con il dovere morale di intervenire nei confronti dei più deboli, pena la condanna, "coram populo" a carnefice dell'era moderna. Si sono abbattuti persino i limiti dei propri confini, travalicando differenze etniche, culturali e cromosomiche, che solo 40 o 50 anni orsono sarebbero sembrate ipotesi futuribili, appartenenti forse più ai nostri discendenti che a noi stessi. La terra si è dilata, come fosse un unico animale che, rotolandosi tra gli sterpi, riporti ferite ora al ventre, ora al cervello.