L'EUROPA CHE VORREI

03.02.2014 20:02
 

 

Mancano ormai pochi mesi  alle prossime elezioni europee ed il movimento 5 stelle dovrebbe ormai fare mente locale e decidere l’Europa che vorrebbe. Sicuramente un’ Europa dei cittadini e non quella delle banche e dei banchieri. Anche un nuovo presidente della Commissione Europea sarà chiamato a sostituire il portoghese José Manuel Barroso. Bisogna quindi arrivare preparati all’evento. Al riguardo vorrei riportare un interessante articolo scritto da una attivista, Maria Montella, che mi ha colpito non poco:

< Dal “IL PIU’ GRANDE CRIMINE Di Paolo Barnard” ho selezionato le parti più importanti legate alla politica Europea e le ho sintetizzate mettendo in risalto i punti chiave su cui dobbiamo porre il dibattito per le prossime elezioni politiche europee.

CI  SARA’  UN’EUROPA  UNITA  GOVERNATA  DA  FUNZIONARI  NON ELETTI E  CONTROLLATI  DA  UNA  RETE  DI  LOBBY  FINANZIARIE  E INDUSTRIALI.  QUESTI  FUNZIONARI  NON  ELETTI  EMETTERANNO LEGGI  CON  POTERE  SOVRANAZIONALE  IN  MODO  DA  SOTTRARRE  IL POTERE  REALE  AI  PARLAMENTI  NAZIONALI.  QUESTA  NUOVA  EUROPA SARA’  DOTATA  DI  UNA  UNIONE  MONETARIA  TOTALMENTE  FUORI  DAL CONTROLLO  DEI  GOVERNI  SOVRANI  E  PRIVA  DI  UN’AUTORITA’ ECONOMICA  CENTRALE.

Questa  truffa  secondo Barnard fu  ‘venduta’  agli  elettori  europei  come  un  passo  verso  un  futuro  economico  più  brillante  e  un’Europa  più  civile. Nella  UE  la  creazione  dei  trattati  di  Maastricht  e  di  Lisbona    ratificati  in  legge nazionale  da  tutti  gli  Stati    ne  ha  di  fatto  abolito  la  sovranità  legislativa.  L’Europa vive  oggi  l’assurdo  paradosso  di  avere  una  Commissione  Europea  potentissima  che governa  tutti  con  le  sue  direttive  sovranazionali,  ma  che  nessun  europeo  elegge, ed un parlamento  europeo  che  è  invece  eletto  dai  cittadini  ma  che  non  può  proporre  le leggi . I parlamenti  nazionali  sono  di  fatto  evirati  poiché  i  Trattati  stabiliscono specificamente  la  supremazia  delle  leggi  UE  sia  sulle  leggi  nazionali  che  sulle Costituzioni.

Ma cosa accade in una società quando non può creare moneta autonomamente?

Se una  società  da  sola  non  può  creare  ricchezza  finanziaria  nuova, può  solo  far  girare  denaro  in  tondo.  La  sua  unica  chance  di  ottenere  nuova  ricchezza  finanziaria  è  che  qualcuno  dall’esterno  vi  immette  del  denaro.  E  ci  sono  solo  due  entità  che  possono  fare  questo:  lo  Stato  (a  patto  che  abbia  moneta  sovrana)  o  le  nazioni  estere. Lo  Stato  lo  fa  spendendo  più  di  quanto  incassi dalle tasse. Le  nazioni  straniere  lo  fanno  comprandoci  i  prodotti  più  di  quanto  ce  ne  vendano.  Quindi  se  una  società  spera  di  crescere  nella  ricchezza  finanziaria ,  può  solo  contare  sul  deficit  dello  Stato  o  sull’export.  L’export  però  è  imprevedibile,  per  cui  la  fonte  più  certa  di  ricchezza  nuova  e  netta  per  noi  privati  è  lo  Stato  a  moneta  sovrana,  che  può  spendere  a  deficit  senza  reali  problemi.

Ma  cosa  accade  quando  il  denaro  arriva  nella  società?

Se  il  governo  dirige  quella  spesa  ad  acquistare  cose  che  noi  offriamo  (beni  +  servizi),  all’aumento  delle  produttività  e  alla  tutela  dei  cittadini  (cioè  Spesa  a  Deficit  Positiva),  allora  inevitabilmente  anche  le  aziende  si  arricchiranno,  si  creeranno  posti  di  lavoro,  aumenteranno  gli  stipendi  e  dunque  i  risparmi,    e  i  risparmi  saranno  spesi  per  arricchire  qualcuno,  ridistribuire  ricchezza,  creare  ancora  occupazione  e  così  via  in  un  circolo  virtuoso.  L’economia  ne  beneficia  e  anche  la  gente.

Ok,  ora  fermi  tutti.  E  facciamo  questo  percorso  al  contrario. Immaginate  che  il  governo  smetta  di  versare  più  denaro  di  quanto  incassi dalle tasse;  in  altre  parole,  smette  la  Spesa  a  Deficit  Positivo  perché  i  dogmi  economici  vigenti , come  l’Isteria  da  Deficit,  glielo  impongono  (come  accade  nel  mondo  reale europeo).  A  quel  punto  le  aziende  si  aspettano  di  vendere  di  meno  e  quindi  assumono  meno  lavoratori;  la  disoccupazione  aumenta  e  i  risparmi  delle  famiglie  calano,  i  cittadini  spenderanno  di  meno,  la  richiesta  di  prodotti  cala  anch’essa  e  l’economia  soffre.  Tipicamente  a  questo  punto  arrivano  le  ricette  per  la  ripresa  economica  dettate  proprio  dalle  elite  neoclassiche,  neomercantili  e  neoliberiste:  tagliare  gli  stipendi,  evitare  la  piena  occupazione  per  tenere  a  bada  l’inflazione,  o  persino  privare  i  governi  della  loro  capacità  di  spesa  (come  nell’Eurozona).  Ricette  che  possono  solo  impoverirci  ulteriormente.  Una  spirale  a  quel  punto  si  innesca  con  ancor  meno  redditi,  meno  richiesta,  meno  vendite  dappertutto,  le  aziende  finiscono  ancor  più  nei  guai,  licenziano  di  più,  i  governi  devono  intervenire  e  metterci  delle  costosissime  (e  inutili)  pezze  a  suon  di  ammortizzatori  sociali ,  salvataggi  di  banche  e  si  ficcano  sempre  più  nella  Spesa  a  Deficit  Negativo.  Ma  non  finisce  qui.  Cala  il  PIL  e  quindi  il  deficit  dello  Stato  sembrerà  ancor  più  ipertrofico  (perché  viene  calcolato  in  rapporto  al  PIL  e  se  questo  cala,  la  percentuale  del  deficit  sul  PIL  cresce).  A  quel  punto  i  mercati  e  le  agenzie  di  rating  (quelle  che  danno  le  pagelle  alle  economie)  si  allarmano,  e  spesso  bocciano  l’affidabilità  economica  di  quei  governi. Non vi sembra proprio quello che sta succedendo? Ma vediamo nel dettaglio la situazione.

Commissione Europea: non  è eletta  dai  cittadini,  si trova a Bruxelles,  ed è  formata  da  tecnocrati  pesantemente  influenzati  dalle  lobby  finanziarie  e  del  business (Corporate Europe Observatory).  Le  leggi  che  promuove  sono  sovranazionali  e possono  prevaricare  persino  le  Costituzioni  nazionali  per effetto del principio di supremazia delle leggi UE sulle leggi nazionali e sulle Costituzioni.

Parlamento Europeo: è l’unica  istituzione  europea  direttamente  eletta  dai  cittadini  ma  non  può  promulgare  leggi    proporle e  ha  grandi  difficoltà  ad  ostacolare  le  direttive  della  Commissione.

Banca  Centrale  Europea  (BCE):  non  può  ‘monetizzare’  la  spesa  degli  Stati  dell’eurozona  (lo  proibiscono  i  Trattati  di  Maastricht  e  di  Lisbona),  che  devono  appunto  rivolgersi  ai  mercati  di  capitali  privati.  La  sovranità  monetaria  e  di  spesa  degli  Stati  europei  e  di  quelli  dell’Euro  è  stata  distrutta  dai  Trattati  europei. Con  l’introduzione  dell’Euro,  che  è  una  moneta  non  sovrana,  emessa  da  17  banche  centrali  e  che  deve  essere  presa  in  prestito  da  ciascuno  Stato  bussando  alle  porte  dei  mercati  dei  capitali  privati  che  acquisiscono  gli  Euro  alla  loro  emissione. La  Banca  d’Italia  oggi  non  può  più  versare  denaro  nelle  riserve  delle  banche  italiane  ogni  volta  che  il  governo  lo  richiede,  cioè  non  può  farlo  illimitatamente  come  accade  negli  USA  o  in  Giappone  o  in  GB.  Ha  dei  forti  limiti,  che  stanno  nel  fatto  che  essa  non  sta  in  cima  alla  piramide  della  creazione  del  denaro  in  Italia;  sopra  di  lei  c’è  la  BCE,  alle  cui  porte  anche  la  Banca  d’Italia  deve  bussare  per  avere  riserve  in  euro,  e  quelle  riserve  possono  esaurirsi.

 Oggi  i  17  Stati  dell’eurozona  devono  pagare  gli  interessi  sul  loro  debito  a  dei  privati,  e  dovranno  anche  tassare  i  cittadini.  Questo  significa  che  i  creditori  di  fatto  influenzano  la  politica  fiscale  di  tutti  i  17,  e  credo  che  vi  rendiate  conto  di  quale  drammatica  perdita  di  sovranità  questo  comporti.  Inoltre,  è  notorio  quanto  volubili  siano  le  entrate  da  prelievo  fiscale,  che  non  offrono  garanzie  di  costanza  e  affidabilità  tali  da  poter  onorare  debiti  importanti.

Tutto  ciò  è  stato  cementato  in  legge  sovranazionale  dai  Trattati  europei  come Maastricht  (1993)  e  Lisbona  (2007). Titoli  astrusi  come  “The  Stability  and Growth  Pact,  The  European  Semester,  Preventing  Macroeconomic Imbalances,  The  Europact (Fiscal compact), nascondono  un  trasferimento  di potere  dagli  Stati  sovrani  alle  elite  che  non  ha  precedenti  nella  storia  delle democrazie.  I  cittadini  europei  non conoscono i fini veri della Commissione  a  Bruxelles. I  media  ne  riportano  solo  piccoli  accenni  nascosti  nelle  pagine  finanziarie,  nulla  viene  detto  in  tv.

Ma  cosa  sta  succedendo  esattamente?

La  Commissione  Europea,  non  eletta dai cittadini Europei,  ha  deciso  di :

• Inasprire  le  regole  di  bilancio, non  democraticamente  scelte,  che  stanno  paralizzando  gli  Stati.

• Avere  pieno  controllo  dei  bilanci  degli  Stati,  persino  prima  che  siano  presentati  ai  parlamenti  sovrani.

• Interferire  nelle  politiche  nazionali  riguardo al  fisco,  allo Stato  Sociale,  al lavoro,  ai redditi .

• Imporre  penalità  monetarie  severe  sugli  Stati  inadempienti.

• Scaricare  i  costi  delle  sue  politiche  sulle  parti  più  deboli  della  cittadinanza  europea,  ed  imporre  regole  di  competitività  che  si  basano  solo  sul  calo  dei  redditi  e  sui  tagli  al  Sociale

• Rendere  illegale  le  politiche  di  Spesa degli  Stati  UE  oltre  un  limite  estremamente  ridotto,  sempre attraverso i Trattati  e  leggi  sovranazionali.

Lo  Stability  and  Growth  Pact  (Patto  di  Stabilità e crescita)  è  parte  del  Trattato  per  il  Funzionamento  dell’Unione  Europea  (TFEU) ed impone  agli  Stati  di  mantenere  il  deficit  di  bilancio  al  3%  del  PIL  ed  il  debito  pubblico  al  60%  del  PIL,  e  non  oltre. Con queste regole gli  Stati  sono  limitati  gravemente  nella  loro  capacità  di  spesa. Ci sono  anche  delle  penalità   severe se non si rispettano le regole:  multe  dello  0,2% del PIL  sono  sul  tavolo  delle  proposte . Queste sanzioni  saranno  votate  da  una  ‘maggioranza  al  contrario’,  cioè i  ministri  dovranno trovare  una  maggioranza  per  bocciare  le  multe  della  Commissione ed  i  parlamenti sovrani  non  possono  intervenire.

Secondo  le nuove regole  della  Commissione  UE,  i  governi  dovranno  sottomettere  i  loro  bilanci  sia  alla Commissione  che  al  Consiglio  Europeo  nell’aprile  di  ogni  anno.  I  due  li  esamineranno e  manderanno  delle  raccomandazioni.  Solo  dopo  questa  procedura  i  governi  potranno sottometterli  ai  propri  parlamenti.  Questo  è  grave perché  le  politiche  di  bilancio  non sono  più  nazionali”.

Ma  cosa  accade  se  la  Commissione  obietta  su  parti  di  quei  bilanci?

Una  procedura  chiamata  Preventing  Macroeconomic  Imbalances  entra  in azione. Concede  alla  Commissione  e  al  Consiglio  Europeo  poteri  ampi  di  intervenire sulle  politiche  del  lavoro,  sulla  tassazione,  sullo  Stato  Sociale,  sui  servizi  essenziali  e sui  redditi.  Possono  pretendere  cambiamenti  in  tutte  queste  aree,  ma  naturalmente le  prescrizioni  saranno  tagli  a  tutte  le  spese  sociali  e  un  aumento  di  alcune  tasse.  Alla  faccia  della  sovranità  nazionale.  E  poi,  col  pretesto  di  aumentare  la competitività, le  stesse  prescrizioni  saranno  imposte  agli  Stati  membri  e  nelle  medesime  politiche.

Europact o fiscal compact adottato  dai  capi  di  governo  dell’Eurozona  il  24  marzo  2011,  stabilisce le seguenti regole:

1)  la  Commissione  Europea  (non  eletta dai cittadini)  viene  confermata  come  l’organo   di  controllo  dei  decreti  finali  europei,    e  col  compito  di  monitorarne  l’ubbidienza.

2) la  competitività  è  giudicata  in  rapporto  al  contenimento  degli  stipendi  e  all’aumento  della  produttività,  con  un  monito  secondo  cui  “gli  aumenti  notevoli  e  continuati  nel  costo  del  lavoro  possono  erodere  la  competitività”.

3)  gli  stipendi  pubblici  devono  essere  tenuti  sotto  controllo  per  non  danneggiare  la  competitività,  “tenendo  a  mente  l’importante  effetto  trascinatore  degli  stipendi  pubblici”.

4)  la  sostenibilità  del  debito  pubblico nazionale  viene  giudicata  a  seconda  della  presunta  generosità  di  spesa  nella  Sanità,  Stato  Sociale,  e  ammortizzatori  sociali  (nessun  accenno  ad  altre  spese  succhia  denaro  come  quelle  militari).

5)  le  pensioni  e  gli  esborsi  sociali  devono  essere  riformati  “allineando  il  sistema  pensionistico  alla  situazione  demografica  nazionale,  per  esempio  allineando  l’età  pensionistica  con  l’aspettativa  di  vita”.

6)  i  deficit che  superano  i  limiti  già  soffocanti  del  Patto  di  Stabilità saranno  resi  illegali  dagli  Stati  membri  che  dovranno  creare  leggi  interne  ad  hoc  di  “natura  sufficientemente  severa  e  duratura”.

Larghe  parti  di  queste regole sono  state  concepite  dalle  potenti  lobby Business Europe (BE)  e  European  Roundtable  of  Industrialists  (ERT),  e  sono  state presentate  alla  Commissione  Europea  mesi  (se  non  anni)  prima  che  arrivassero  nel marzo  del  2011  sulle  scrivanie  dei  capi  di  governo  europei. La società civile dov’è? Da  una  parte  si è ridotto  il  potere  dello  Stato  e  del  settore  pubblico  con  le privatizzazioni  e  la  deregulation. Dall’altra  stiamo  trasferendo  molti  dei  poteri nazionali degli  Stati  a  una  struttura  più moderna  a  livello  europeo. Il  gruppo  di  studio  olandese  Corporate  Europe  Observatory  ha  complilato  un raffronto  fra  le  richieste  di  BE  presentate  ai  tecnocrati  della  UE  e  il  testo  ufficiale dell’Europact.  Fa  venire  i  brividi  a  leggerlo,  poiché  molte  parti  del  testo  europeo sembrano  un  copia  incolla  di  quanto  scritto  da  BE.  Per  esempio,  il  ruolo  supremo della  Commissione  fu  chiesto  in  una  lettera  di  BE  del  4  di  marzo  2011,  venti  giorni prima  che  comparisse  nel  testo  dell’Europact.  BE  usò  parole  sfacciate:  “Sottolineiamo il  bisogno  di  dare  un  ruolo  di  primo  piano  alla  Commissione,  e  di  limitare  il  potere degli  Stati  Membri”.

Redditi

Per  quanto  riguarda  i  redditi,  nell’autunno  del  2010  BE  aveva  insistito  che  “è importante  una  maggiore  flessibilità  nelle  strutture  di  contrattazione  dei  salari”,  che si  è  tradotto  nell’Europact  in  “rivedere  le  strutture  decisionali  sui  salari  e  dove necessario  il  grado  di  centralizzazione  di  tale  contrattazione”.

Pensioni

L’idea  di  allineare  l’età  pensionabile  all’aspettativa  di  vita  fu  scritta  da  BE  nel  modo più  chiaro  già  un  anno  prima  che  l’Europact  proponesse  di  fare  precisamente  la medesima  cosa.  Nel  testo  di  BE  la  frase  era  “mettete  in  relazione  l’effettiva  età pensionabile  con  l’aspettativa  di  vita”;  nell’Europact  la  frase  sarà  “allineare  l’età pensionabile  con  l’aspettativa  di  vita”.

Spesa Pubblica

Ancor  più  incredibilmente  sfacciati  sono  i  diktat  di  BE  sul  fatto  che  ogni  forma  di Spesa  a  Deficit  Positiva  al  di  sopra  di  quantità  irrisorie  sia  resa  illegale  dai parlamenti  nazionali  della  UE.  Fra  il  giugno  2010  e  il  marzo  2011  BE  pubblicò  due memoranda  dove  comparvero  parole  come  “trasposizione  di  regole  sul  deficit  e  sul debito  in  leggi  nazionali”  e  “barriere  al  debito  pubblico  dovrebbero  essere  introdotte nelle  leggi  nazionali”.>

 

 Maria Montella