RIFLESSIONI SULLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI

16.01.2014 20:22
 

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera, si apprende quanto segue:

  

Per gestione dei rifiuti si intende l'insieme delle politiche, procedure o metodologie volte a gestire l'intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino alla loro destinazione finale coinvolgendo quindi la fase di raccolta, trasporto, trattamento (riciclaggio o smaltimento) fino al riutilizzo dei materiali di scarto, solitamente prodotti dall'attività umana, nel tentativo di ridurre i loro effetti sulla salute umana e l'impatto sull'ambiente. Un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la riduzione degli effetti dei rifiuti sulla natura e sull'ambiente, la possibilità di risparmiare e recuperare risorse naturali da essi e la riduzione della produzione di rifiuti stessi.

La gestione integrata dei rifiuti in Italia è stata introdotta con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio") (il .c.d decreto Ronchi del '97) emanato in attuazione delle predette direttive dell'unione europea.

La materia è oggi raccolta nel d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ("Norme in materia ambientale") conosciuto anche come “Testo unico ambientale” e successive modificazioni ed integrazioni in materia. Essa affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Esse sono, come descritto nella predetta parte IV negli articoli 180 e 181 nell' ordine di priorità definito dall'articolo 179:

  • Criteri di priorità (Art 179)
    • Sviluppo di tecnologie pulite
    • Ideazione e messa in commercio di prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti ed all'inquinamento
    • Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti
    • Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia
  • Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
    • Corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale
    • Capitolati di appalto che considerino l'abilità nella prevenzione della produzione
    • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti
    • Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. 59 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell'inquinamento
  • Recupero dei rifiuti (Art 181)
    • il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio
    • Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti stessi
    • Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati
    • Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico (ossidazione biologica a freddo, gassificazione, incenerimento)

Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso all'incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei. Per quanto riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati (per esempio Freecycle).

Ciò premesso, va detto che la soluzione che ormai tutti i Comuni italiani stanno adottando è la raccolta differenziata o, come molti di essi hanno già realizzato o sono in procinto di farlo, una raccolta differenziata porta a porta. Tuttavia tale raccolta non è la panacea o la soluzione a tutti i problemi del trattamento dei rifiuti solidi urbani. Come abbiamo visto, una parte di essa va comunque in discarica e/o agli inceneritori, sui quali è aperta peraltro una intensa discussione poiché, nonostante il filtraggio dei gas di scarico, non si riescono ad eliminare le polveri sottili che risultano fortemente inquinanti. Inoltre va detto che, per quanto si cerchi di forzarla il più possibile, la raccolta differenziata non va oltre il 60/70 %. Certo, alcuni Comuni, almeno nella fase iniziale, hanno raggiunto risultati vicino all’80% ma tali risultati il più delle volte è stato mantenuto per breve durata. Ad esempio, il Comune di Salerno che è partito in quarta con tale sistema ed il cui sindaco si è impegnato in prima persona affinché i suoi cittadini rispettassero i canoni della differenziata porta a porta, aveva raggiunto due anni fa un grande risultato, avvicinandosi al 75% di differenziata, ma oggi è già al di sotto del 59%. Anche il comune di Genzano di Roma, partito in grande ritardo e non ancora operativo sulla questione, si prefigge come traguardo nei prossimi anni il raggiungimento del 75% di differenziazione ma obiettivamente sa che sarà oro colato se riuscirà a pervenire ad un buon 50%. A questo va aggiunto che per i cittadini la raccolta differenziata è una penalizzazione non da poco per i seguenti motivi:

      • Costi  molto superiori a quelli previsti per una raccolta indifferenziata. E qui non si comprende bene il perché dal momento che il materiale differenziato viene riciclato e cioè venduto dal gestore della raccolta. I proventi pertanto finiscono nelle sue tasche, oltre ad un compenso per il servizio maggiore rispetto a quando operava una raccolta indifferenziata. I cittadini quindi devono pagare di più il servizio.

      • Le nostre case, soprattutto quelle nei centri storici, non sono attrezzate per effettuare una raccolta differenziata, non c’è abbastanza spazio dove allocare i vari contenitori.

      • Perdita di tempo per le massaie che dovranno vagliare rifiuto per rifiuto, separare i vari materiali, lavarli (perché va sottolineato che la plastica, il vetro, le lattine ecc. devono essere pulite, altrimenti si rischia una multa), riporli nell’apposito contenitore e tenere a mente quando questi verrà ritirato ecc.

Quale potrebbe essere pertanto una soluzione  che rispetti l’ambiente, che sia economica e facilmente attuabile? Sicuramente il percorso intrapreso da alcune associazioni che si estrinseca in una proposta di legge intitolata “Rifiuti 0”. Obbligare la grande distribuzione a produrre meno plastica, meno contenitori adottando ad esempio quanto già alcune ditte fanno con i detersivi (vds. Detersivo alla spina). Ma non è tutto, ci vuole dell’altro. Ebbene esistono ad oggi alcuni sistemi innovativi quali ad esempio l’Arrow Bio che consentono di fare una differenziata a valle, non a monte. La raccolta in realtà è indifferenziata, e quindi costa di meno ed i cittadini non si devono impiccare con contenitori e via dicendo, e la differenziazione e pulizia dei contenitori avviene a valle, con meccanismi idromeccanici. Il brevetto di tale sistema, che è attualmente in uso in molti paesi del mondo, è israeliano e, secondo alcuni esperti, produrrebbe una differenziazione dei rifiuti pari al 90% almeno. L’umido poi può essere trattato in maniera aerobica o anerobica a seconda della scelta che si vuole operare. Tale sistema non è però l’unico nel suo genere; ci sono infatti altre soluzioni, alcune delle quali ancora in fase sperimentale, che potrebbero sostituire validamente la raccolta differenziata porta a porta.

Perché gli Amministratori dei Comuni non hanno esplorato altre possibilità prima d’imbarcarsi in questa raccolta differenziata? Perché non hanno interpellato studiosi e/o scienziati per sapere se esistono altre vie da percorrere? Perché ci fanno pagare di più senza un reale motivo?

 

 

Detti quesiti li ho posti nel corso di una riunione indetta dagli Amministratori locali per illustrare ai cittadini i benefici della imminente raccolta differenziata porta a porta. Al riguardo non ho avuto risposta, sono stato invece verbalmente incalzato dall’Amministratore unico della ditta che ha vinto l’appalto (cosa c’entrava? A che titolo parlava? Perché si è sentito minacciato?). La verità è che il trattamento dei rifiuti solidi urbani è oggi un grande affare attorno a cui circolano milioni di euro, centinaia di milioni di euro, forse migliaia di milioni di euro. Non a caso la camorra a Napoli, e non solo a Napoli, si è impossessata di parte di questo giro d’affari creando peraltro un vero e proprio disastro ambientale. 


 

 


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